Economia

Pubblico o privato? C’è una terza via. Sanità: la riscossa delle mutue

Che fare se occorre una garanzia in più ma le assicurazioni sono troppo care? Mezzo milione di italiani ha scelto la mutualità integrativa: non profit, efficiente e per sempre.

di Francesco Agresti

“Una lira al mese per una lira al giorno, in caso di necessità”: se non fosse per il vecchio conio, il motto adottato dalle prime società di mutuo soccorso sarebbe ancora attuale tanto quanto lo è il principio. Attorno al 1850, mutuando l?esperienza francese, in Piemonte prima, e in Liguria qualche anno più tardi, nacquero le prime società di mutuo soccorso che introdussero in Italia il germe, benefico, dei principi cooperativi. Sotto l?egida del motto ?fratellanza e solidarietà?, le mutue conobbero una rapida diffusione nelle regioni settentrionali, tant?è che nel 1860 ne esistevano già 206, il 55% in Piemonte, il 15 in Lombardia, l?8 in Veneto e il 6 in Emilia Romagna, segnando la mappa che avrebbe negli anni guidato la diffusione dell?economia civile e del non profit. L?incertezza che caratterizza le condizioni di lavoro di una fetta sempre maggiore di cittadini, e la sempre minore disponibilità di risorse pubbliche da destinare alla spesa sanitaria la cui quota, rispetto alla spesa complessiva è scesa dall?83% del 1960 al 73,7 del 2000, stanno facendo tornare l?interesse su uno strumento nato prima ancora dell?unificazione dell?Italia. Le società di mutuo soccorso che operano oggi in Italia erogano prevalentemente prestazioni sanitarie integrative; 146 contano 450mila soci, e sono riunite nella Fimiv – Federazione italiana della mutualità integrativa volontaria, nata nel 1900 e riconosciuta nel 2000, con decreto ministeriale, come ente con finalità assistenziali. Qualche mese fa le organizzazioni sindacali che tutelano i lavoratori parasubordinati, hanno dato vita a Valore Salute, il primo strumento mutualistico grazie al quale potranno essere estese tutele e garanzie. “C?è un?oggettiva necessità da parte dei cittadini di avere coperture di tipo sanitario perché è sempre più diffuso un senso di precarietà sulla copertura sanitaria”, spiega Marta Nicolini, presidente di Fimiv. “La spesa privata sanitaria”, prosegue, “è pari a un terzo di quella del servizio sanitario nazionale, ed è alimentata non solo da coloro che spontaneamente scelgono di rivolgersi al privato, ma anche da chi si rivolgerebbe volentieri a una struttura pubblica, ma vi rinuncia a causa dei disservizi”. Per avere una copertura sanitaria integrativa ci sono due opzioni: o ci si rivolge a una compagnia assicuratrice oppure a una società di mutuo soccorso. In Italia coloro che hanno scelto di avere una copertura sanitaria integrativa sono circa 5 milioni. Perché dovrebbero scegliere una mutua? “Per una serie di ragioni”, spiega Nicolini. “Intanto le società di mutuo soccorso sono organizzazioni che non hanno finalità di lucro, e quindi le quote, a parità di servizi offerti, sono inferiori a quelle di un?assicurazione; da noi, inoltre, non ci sono clienti ma soci che, se vogliono, rimangono tali per tutta la vita. La mutua non può, in nessun caso, al contrario di una società assicuratrice, esercitare la facoltà di recesso. Infine i contributi versati alle società di mutuo soccorso sono detraibili dalle imposte nella misura del 19% fino a un importo massimo di 1.291,14 euro l?anno”. Che l?unione faccia la forza lo conferma anche l?insolito connubio tra Insieme Salute (Legacoop) e Obiettivo salute (Cdo) che hanno dato vita a Consorzio Mutue Salute. Gli spazi di crescita sembrano non mancare. Secondo un recente studio elaborato dal Criep – Centro di ricerca interuniversitario sull?economia pubblica dell?università di Padova , Venezia e Verona, l?Italia si trova in una situazione del tutto peculiare. Il livello della spesa privata (la somma tra la quota assicurativa e la quota sborsata direttamente dagli utenti) rispetto a quella totale è tra le più elevate in Europa ma, nel contempo, la quota attribuibile al settore assicurativo è la più contenuta (0,9% nel 2000, dati Ocse). In altri termini in Italia vi è una considerevole fetta di spesa a carico dei privati che è quasi interamente pagata ?out of pocket?. Di questa, una buona parte potrebbe essere indirizzata proprio a favore delle mutue sanitarie.


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